sabato 29 aprile 2017

TUTTO E' IN FRANTUMI E DANZA...da THE GHOST SONG di Jim Morrison










Awake.


Shake dreams from your hair
my pretty child, my sweet one.
Choose the day and choose the sign of your day
the day’s divinity
First thing you see.
A vast radiant beach and cooled jeweled moon
Couples naked race down by it’s quiet side
And we laugh like soft, mad children
Smug in the wooly cotton brains of infancy
The music and voices are all around us.


Choose they croon the Ancient Ones
the time has come again
choose now, they croon
beneath the moon
beside an ancient lake


Enter again the sweet forest
Enter the hot dream
Come with us
everything is broken up and dances.


Indians scattered,
On dawn’s highway bleeding
Ghosts crowd the young child’s,
Fragile eggshell mind


We have assembled inside,
This ancient and insane theater
To propagate our lust for life,
And flee the swarming wisdom of the streets.


The barns have stormed
The windows kept,
And only one of all the rest
To dance and save us
From the divine mockery of words,
Music inflames temperament.


Ooh great creator of being
Grant us one more hour,
To perform our art
And perfect our lives.


We need great golden copulations,
When the true kings murderers
Are allowed to roam free,
A thousand magicians arise in the land
Where are the feast we are promised?


One more thing
Thank you oh lord
For the white blind light
Thank you oh lord
For the white blind light


A city rises from the sea
I had a splitting headache
From which the future’s made



mercoledì 26 aprile 2017

Un attrattore strano, uno strano attrattore: CENOTAPH



A fortress foiled, which reason did defend,
A siren song, a fever of the mind,
A maze wherein affection finds no end,
A raging cloud that runs before the wind,
A substance like the shadow of the sun,
A goal of grief for which the wisest run.
























Una fortezza sconfitta che la ragione ha difeso,

Un canto delle sirene, la febbre della mente,

Un labirinto in cui affetto non trova fine,

Una nube che corre avanti al vento,

Una sostanza come l'ombra del sole,

Una meta di dolore che è più saggio sfuggire.


Un attrattore strano, uno strano attrattore: CENOTAPH: A fortress foiled, which reason did defend, A siren song, a fever of the mind, A maze wherein affection finds no end, A raging cloud th...

lunedì 24 aprile 2017

AXIS

Risultati immagini per vulcano


AXIS
By Ray Gonzalez

Il vulcano del villaggio messicano di mia nonna
soffocò la città, sebbene lei fuggisse perché
l'asse della rivoluzione mandò la sua famiglia in esilio,

nuvole nere coprendo il loro viaggio verso il Nord.
L'asse della terra è un osso scheletrico che va
da polo a polo, come un braccio umano che resiste.

Il terremoto giapponese spostò l'asse della terra,
portando il Giappone dodici piedi più vicino al Nord America,
ogni giorno abbreviato di un secondo.

Quando un poeta disse che il passato non è mai accaduto
perché esso è sempre presente, l'altro proclamò che il passato
è nel futuro, l'asse curvandosi per permettere a queste parole

di saltare sull'acqua, come pietre lanciate da un ragazzo
in cerca di suo padre, l'asse dell'ieri affondando
le pietre che il ragazzo gettò attraverso lo stagno.

Traduzione di Ipazia


venerdì 21 aprile 2017

AND IF (ma forse l'ho già pubblicata)

Risultati immagini per tazzina di caffè


AND IF
by Ipazia

And if I could fill up
my vacation
with all good things on earth:
the lemons' scent, the moon on sea
a day with no grief
or anxiety
no news on TV
my dog who's frisking
my son who's coming
my coffee I'm drinking
my book I'm reading
with no love missing
an ice-cream melting
no DNA imprinting
my sofa me waiting
a summer apology

with words in armies.





domenica 16 aprile 2017

LEONARDO SINISGALLI, PASQUA 1952


La dura e fredda Pasqua contadina del poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli




Leonardo Sinisgalli   Ritretto di Maria Padula




PASQUA 1952


Le sere d'aprile son fredde e tristi
quaggiù nei cameroni di casa mia.
Mio padre si muove appena tra il focolare
e la latrina. Lo portiamo a braccia, lo svestiamo
gli sciogliamo le scarpe per farlo dormire.
Le pendici del Serino sono ancora bianche di neve.
Ci siamo tappati nelle stanze, a stento
ci arrivano dalla piazza i rintocchi dell'orologio
Il fumo ci arrossa gli occhi,
è umida di bosco la legna mortacina.
Cristo risorgerà dal sepolcro di iris.
i messaggeri ce l'hanno annunziato
bussando alle imposte.
I piccoli pastori ci portano i primi
asparagi dalle spinete, l'ortolana
scalza è entrata con un cesto di fiori di rape.
Aspettavo da trent'anni una Pasqua
tra i fossi, il muschio sopra i sassi,
le viole tra le tegole. Ma i morti
dormono nelle bare di castagno,
sugli archi delle stalle e dei porcili,
sulle crociere delle cantine e dei pollai.
Fanno fatica ad abbandonare per sempre
le nostre sedie, i nostri letti,
dove vissero tanti anni di lenta agonia.
Lungo le strade gli stracci
neri delle vesti sono più silenziosi.
Un gruppo d'uomini brucia col ferro
il grumo di veleno nella bocca dell'asino.
M'ero messo in viaggio verso una Pasqua
in fiore, incontro al Cristo purpureo
che solleva il coperchio di grano bianco
cresciuto nelle grotte.
Tutto quello che io so non mi giova
a cancellare tutto quello che ho visto.
I fanciulli soffiano sul carbone
perché dal piombo fiorisca
il simulacro della rosa.
Vanno e vengono per casa le visitatrici
a portarci i sarmenti per il fuoco,
le ceste d'uova, le parole di cordoglio.
C'è sempre nelle stanze il ricordo
di un lutto recente o il gemito
di un vecchio malato.
Mio padre ha il sangue greve.
Si duole della sua immobilità.
Lo caricheranno sulle spalle i miei nipoti
e un giorno, un tiepido giorno di là da venire
lo porteranno alla vigna. Lo porteranno
a mezza costa, sulla sedia
di braccia intrecciate.
Ci è toccata questa valle, questa valle
abbiamo scelta per tornarci a morire.
Dove Gesù risorgerà con molta pena
noi speriamo ardentemente di sopravvivere
nel cuore dei congiunti e dei compagni,
nel ricordo dei vicini di casa e di campo.
Come fischiano le rondini
intorno alla chiesa di San Domenico
semibuia il giovedì delle tenebre!




mercoledì 5 aprile 2017

EL POEMA

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EL POEMA
Homero Aridjis

A Octavio Paz

El poema gira sobre la cabeza de un hombre
en círculos ya próximos ya alejados

El hombre al descubrirlo trata de poseerlo
pero el poema desaparece

Con lo que el hombre puede asir
hace el poema

Con lo que se le escapa
partenece a los hombres futuros

For Octavio Paz

The poem spins over the head of a man
in circles   close now  now far

The man discovers it  tries to possess it
but the poem disappears

The man makes his poem
from whatever he can grasp

That which escapes
will belong to future men

Per Octavio Paz

Il poema ruota sul capo di un uomo
in cerchi ora vicini ora lontani

L'uomo lo scopre  cerca di possederlo
ma il poema si dissolve

L'uomo crea il suo poema
grazie a tutto ciò che afferra

Ciò che gli sfugge
appartiene a coloro che verranno

Traduzione in italiano di Ipazia