domenica 29 maggio 2016

LEONARDO SINISGALLI, Due poeti ai giardini









Due poeti ai giardini















Bolsi nella ghiaietta sotto gli olmi
ammirano le foglie
ancora verdi, trasparenti
a fine ottobre.
Non c'erano venuti mai
insieme tanti anni.
Sono qui tutte le mattine alle undici
per consiglio dei medici
Girano a passi piccoli,
il luogo non è immenso,
lo percorrono in un 'ora
sempre nello stesso senso.
Quando stanno meglio
possono camminare spediti
fanno una visita
al Museo di Storia Naturale.
Guardano i mammut, i cristalli,
gli scheletri dei pesci e degli uccelli:
teste grandi come teatri, ossa
sottili come aghi. Siedono
sulla panchina davantI al lago.



domenica 22 maggio 2016

LEONARDO SINISGALLI, A Casa Mia




A CASA MIA




A casa mia si parla

con le mosche si vive

in compagnia delle mosche

d’inverno e d’estate

dov’è la mosca

come sta la mosca

è sparita la mosca

si grida quando si ritorna.





mercoledì 18 maggio 2016

BLUE VASE by Cynthia Zarin, traduzione di Ipaz

Risultati immagini per vaso blu




BLUE VASE
By Cynthia Zarin

Because you like to sleep with curtains drawn,
         at dawn I rose and pulled the velvet tight.

You stirred, then set your hand on my hip,
         the bed a ship in sleep's doubled plunging

wave on wave, until as though a lighthouse
         beam had crossed the room: the vase between

the windows suddenly ablaze, a spirit,
         seized, inside its amethyst blue gaze.

What's that? you said. A slip of light, untamed,
          had turned the vase into a crystal ball,

whose blue eye looked back at us, amazed, two
          sleepers startled in each other's arms,

while day lapped at night's extinguished edge,
          adrift between the past and future tense,

a blue moon for an instant caught in its chipped
          sapphirelove enduring, give or take.


BLUE VASE

Poiché  ami dormire nel buio profondo,
          all'alba mi alzai e scostai le tende di velluto.

 Ti stirasti, poi mettesti una mano sul mio fianco,
          il letto una nave immersa nel sonno di noi

onda su onda, finché qualcosa come il raggio
          di un faro attraversò la stanza: il vaso tra

le finestre d'improvviso prese fuoco, uno spirito,
          si mostrò, dentro il suo sguardo blu d'amestista.

Che cos'è? chiedesti. Una lingua di luce, indomita,
          aveva mutato il vaso in una sfera di cristallo, 

il cui occhio blu fissava noi, stupiti, due
          dormienti sorpresi l'uno nelle braccia dell'altro,

mentre il giorno s'infrangeva sull'orlo estinto della notte,
          alla deriva tra il tempo passato e quello futuro,

una luna blu per un istante catturata nel suo scheggiato
          zaffirol'amore eterno, che si dia o si riceva.

Traduzione di Ipazia

mercoledì 11 maggio 2016

DEREK WALCOTT, Adios Carenage..., da THE SCHOONER FLIGHT, trad, A.Panciroli



1 Adios, Carenage.



Nel pigro Agosto, quando il mare è calmo
e le foglie delle isole marroni si incollano sul bordo
di questo Caribe, spengo  la luce
sul viso senza sogni di Maria Concepcion,
da marinaio mi imbarco sullo schooner Flight.
Nel cortile qua fuori già l'alba s'ingrigia,
sono come impietrito , e null'altro si muove
tranne il mare freddo che s'increspa come un tetto ondulato
ed i buchi delle stelle inchiodati sul tetto del cielo,
finchè il vento si alza e s'intreccia tra i rami.
Passo davanti alla vicina noiosa che spazza il cortile
mentre io me ne vado, e a momenti le dico:
" Fai piano, tu, strega, potresti svegliarla, il suo sonno è leggero"
ma la stronza mi guarda attaverso come  fossi già morto.
Le luci accese, un ' auto a noleggio m'accosta,
Il tassista squadra il bagaglio con un largo sorriso:
"Stavolta, Shabine, ce l'hai quasi fatta".
Non rispondo al cretino, mi sprofondo del tutto
nel sedile di dietro a guardare il cielo che brucia
su Laventille, rosa come la sottoveste
che la mia donna indossava ,e mentre dormiva io l'ho lasciata,
e mentre guardo nello specchietto vedo un uomo
identico a me, e l'uomo piangeva , piangeva
per le case, la strada , per quel cazzo di isola che abbandonava.




















BY DEREK WALCOTT
1 Adios, Carenage

In idle August, while the sea soft, 
and leaves of brown islands stick to the rim   
of this Caribbean, I blow out the light   
by the dreamless face of Maria Concepcion   
to ship as a seaman on the schooner Flight.   
Out in the yard turning gray in the dawn,   
I stood like a stone and nothing else move   
but the cold sea rippling like galvanize   
and the nail holes of stars in the sky roof,   
till a wind start to interfere with the trees.   
I pass me dry neighbor sweeping she yard   
as I went downhill, and I nearly said: 
“Sweep soft, you witch, ’cause she don’t sleep hard,”   
but the bitch look through me like I was dead.   
A route taxi pull up, park-lights still on.   
The driver size up my bags with a grin:   
“This time, Shabine, like you really gone!” 
I ain’t answer the ass, I simply pile in   
the back seat and watch the sky burn   
above Laventille pink as the gown 
in which the woman I left was sleeping, 
and I look in the rearview and see a man   
exactly like me, and the man was weeping 
for the houses, the streets, that whole fucking island.

domenica 8 maggio 2016

UN ALTRO MONTALE, FINE DELL'INFANZIA



  La recente ristampa (2015) de TUTTE LE POESIE di Eugenio Montale, nella collana degli Oscar Mondadori, permette ai suoi lettori di leggere e scoprire un poeta quasi sconosciuto, molto diverso da quello che tutti noi abbiamo imparato a conoscere fin dai banchi del liceo.
  Un altro Montale, appunto




Da MERIGGI E OMBRE

FINE DELL'INFANZIA

Rombando s'ingolfava
dentro l'arcuata ripa
un mare pulsante, sbarrato da solchi,
cresputo e fioccoso di spume.
Di contro alla foce
d'un torrente che straboccava
il flutto ingialliva.
Giravano al largo i grovigli dell'alighe
e tronchi d'alberi alla deriva.

Nella conca ospitale
della spiaggia
non erano che poche case
di annosi mattoni mattoni, scarlatte,
e scarse capellature
di tamerici pallide
più d'ora in ora; stente creature
perdute in un orrore di visioni.
Non era lieve guardarle
per chi leggeva in quelle
apparenze malfide
la musica dell'anima inquieta
che non si decide.

...


venerdì 6 maggio 2016

BRRRRRRRRRRRR (and if it were only a little mouse?)

Risultati immagini per fantasmi

The Visitor
by Tess Taylor

There's something living underneath our floor.
We aren't sure what it is, or if it wants
to scratch its way up to where we are.
We drown it out sometimes. Sometimes we can't.
But nights, up from the floorboards, in the dark
it starts again, the rough, irregular
heave and rasp—the creature hard at work
in some crevice, god knows, of the old house.
In some dark place the mind is loath to venture,
it comes and goes withou any permit.
And that this force cannot consider us,
is wholly ignorant of who we are,
seems monstrous in its total independence:
It is not trapped: It cannot be let out.

Il Visitatore
di Tess Taylor

C'è qualcosa di vivo sotto di noi.
Non siamo sicuri di cosa sia, o se voglia
grattar via la sua strada fino ad arrivare a noi.
Alcune volte sovrastiamo il suo rumore. Talvolta no.
Ma, di notte, dalle assi del pavimento, nel buio
inizia di nuovo, il ruvido, irregolare
sollevare e grattare—la creatura fa un duro lavoro
in qualche fessura, dio solo sa, della vecchia casa.
Nel luogo oscuro in cui la mente è restia ad andare,
essa va e viene senza alcun permesso.
E che questa forza possa non considerarci,
che sia totalmente ignara di chi siamo,
sembra mostruoso nella sua totale indipendenza:
Non è intrappolata: Non può essere liberata.

Traduzione di Ipazia

lunedì 2 maggio 2016

RICHARD BLANCO, LAST LINES, trad. A.Panciroli












ULTIMI VERSI



Riprendo in mano la tua copia delle poesie di Neruda che resta
sulla  libreria. Leggo Tus Manos, mi ispira a scrivere
un' altra poesia sulle tue mani,  che tengono stretta una sigaretta,
gesticolando in una vecchia conversazione  su Botticelli
o sui Cosmos sopra un calice di vino rosso sulla spiaggia
con conchiglie e pietre che abbiamo raccolto  e posto sui
davanzali della finestra come se la luce della luna li rendesse più tenui.
Leggo Tu Risa perchè voglio risalire nellla tua risata indietro
fino a quando non ho avuto bisogno di scrivere  della strada
dove camminavamo,insieme sul nostro pontile di legno,
come se il mare non avesse alcuna importanza,
non facendo attenzione al senato di stelle che ci governa.
Poi giro le pagine fino una poesia che ha come segnalibro un petalo
fino come la pagina dove si è conservaato ormai marrone sugli angoli,
ma il suo cuore è ancora rosso e vellutato  dal desiderio,  schiacciato tra
i titoli El Olvido / Oblivion, e Siempre / Always.


LAST LINES


I pull out your copy of Neruda's poems that remaine
on my shelf. I read Tus Manos, inspiring me to write
another poem about your hands, holding a cigarette
gesturing with our old conversations about Botticelli
or the Cosmos over goblets of red wine on the beach
with seashells and stones we'd collect and place along
the window sills as if they'd grow softer in moonlight.
I read Tu Risa wanting to trace your laughter back to
when I didn't need to write about the way we walked
together on our boardwalk, as if the sea didn't matter,
paying no attention to the senate of stars governing us.
Then I turn to a poem you book-marked with a petal,
flat as the page it kept and turning brown at the edges,
but its heart still scarlet and velvet with want, pressed
between titles: El Olvido/Oblivion and Siempre/Always.