sabato 26 marzo 2016

El Patio de Mi Casa by Orlando Ricardo Menes : Poetry Magazine

El Patio de Mi Casa by Orlando Ricardo Menes : Poetry Magazine: /

My patio was once a schoolyard, or maybe a barracoon, perhaps both, & the ghosts of children nest under the pink sink, mouths agape for flakes of rust, or they creep to the ceiling, sucking on the five taps of blue water, their little lips abuzz like cicadas. In the moonlight I see them bounce on my feather bed, bowed like an old donkey’s back, or ...



Il mio patio una volta era il cortile di una scuola, o ,può darsi,  un baraccamento, forse entrambi; i fantasmi dei bambini si annidavano sotto il lavabo rosa, le aperture spalancate dalle schegge di ruggine, o si arrampicavano fino al soffitto, ciucciando l'acqua azzurra dai cinque rubinetti,  le piccole lingue animate come cicale. Con la luna piena li vedevo saltellare sul mio letto di piume, curvato come la schiena di un vecchio asino, oppure facevano l'altalena sulla mia poltrona di vimini rammendata con corde di iuta. Lasciali stare, dico a mia madre, che vuole ripulire la casa con il  disinfettante, intrappolare nelle arnie le anime dei bambini, e poi appenderle a degli aquiloni affinchè potessero volare fino alla luna. Lasciali suonare il tamburo sulle nostre pentole ammaccate, lasciali urlare le loro felici filastrocche , lasciali danzare con gli speroni di stagno ai loro piedini. Madre, non m'importa se mangiucchiano le nostre foto di famiglia, o sporcano i tuoi vecchi merletti, o rubano quelle poche graniglie di riso ( più delle le formiche nere) di cui avevi fatto scorta nella dispensa rosa. Lasciamoli giocare a ripiglino con le ragnatele, lasciamoli rovistare nel tuo armadio di tarme, lasciamoli nascondere nel buio della tua ostilità &  prenderti in giro e sbeffeggiarti. I fantasmi sono ribelli. liberi di essere capricciosi, non come me, la ragazza con le treccine  che tu hai legato alla macchina da cucire nel capanno di legno vicino all'albero di mango, troppo vecchio per dare frutti. Lavoro e sudore ti renderanno libera, dicevi, proprio come diceva Fidel alla radio. Ritagliami da quelle foto color seppia sul muro, brucia quelle trecce da bambina che hai messo nel vaso di porcellana, butta a mare il mio vestito della prima comunione. Vorrei essere nata in una cucciolata di topi, pronta a crescere, pronta a generare, pronta a morire tra gli alberi di kapok.



Schoolyard Ghosts by pishchanska









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s.

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