mercoledì 30 dicembre 2015

Il miglior post del 2015 per Jago: GENT DA LA GRAVA (Spilumberc) di Novella Cantarutti



Novella Cantarutti



Gent da la Grava (Spilumberc)


Li’ gravi’ a’ bévin
il sarègn da l’aga
 tal Tilimìnt,
e ta li’ pièri strachi’
dal cjscjel
al duàr un altri timp.
Gent da la Grava
ingenoglada in Domo,
là che i arcs
a’ son ali’ di ànzai granc’
e i sans flurîs in coru
intôr l’altâr
a’ vèglin
tuna lûs verda di aga.

Gente della Grava (Spilimbergo).
 Le ghiaie bevono / il sereno dell’acqua / nel Tagliamento,/ e nelle pietre stanche / del castello / dorme un altro tempo./ Gente della Grava,/ inginocchiata in Duomo,/ dove gli archi / sono ali grandi d’angelo / e i santi fioriti in coro / intorno all’altare, / vegliano / in una luce verde d’acqua
                                                   Novella Cantarutti

martedì 29 dicembre 2015

CInzia de Renziis, PASSEGGERI IN METRO



Cinzia de Renziis





PASSEGGERI IN METRO


Seduta in metro di fronte a me seduti in quei quattro posti...quattro persone. ..

un'anziana con le scarpe da uomo e le mani affaticate. ..due adolescenti con i loro

 sorrisi. ..dispetti...animano il vagone....quella ragazza vicino bella ..vestita 

bene...per il senso d 'appartenenza...ma piange

..e infine quel bel signore ..che come me osserva...gli avvenimenti. ..e chissà se 


come me pensa al suo ...a quanto di bello lo sta aspettando. ..e di quanto è        colmo 

il vagone delle 20.05  di sentimenti ed emozioni. .





giovedì 24 dicembre 2015

COMING TO THIS


Risultati immagini per PAESAGGIO CON NEVE


COMING TO THIS
by Mark Strand

We have done what we wanted.
We have discarded dreams, preferring the heavy industry
of each other, and we have welcomed grief
and called ruin the impossible habit to break.

And now we are here.
The dinner is ready and we cannot eat.
The meat sits in the white lake of its dish.
The wine waits.

Coming to this
has its rewards: nothing is promised, nothing is taken away.
We have no heart or saving grace,
no place to go, no reason to remain.

from: Selected Poems, 1980

Abbiamo fatto ciò che volevamo.
Abbiamo gettato via sogni, preferendo il pesante lavorio
su noi stessi, e abbiamo accolto  il dolore
e chiamato rovina l'impossibile abitudine di distruggere.

Ed ora siamo qui.
La cena è pronta e non possiamo mangiare.
Il cibo giace nel bianco lago del piatto.
Il vino attende.

Giungere a questo
ha i suo vantaggi: nulla è promesso, nulla vien tolto.
Non abbiamo cuore o salvifica grazia,
non un luogo in cui andare, né un motivo per restare.

Traduzione di Ipazia


martedì 22 dicembre 2015

Palinodia d'Orfeo, GIGI SPINA


E' ben noto il mito di Orfeo che, disperato per la morte della sua amatissima Euridice, scende fin negli Inferi e con il suono  della sua lira riesce a commuovere gli dei dell' Ade ed a ottenere di ricondurre nel mondo dei vivi Euridice, a patto di non voltarsi a guardarla fino a quando non fossero giunti alla luce del sole.
   Durante il viaggio, un sospetto cominciò a farsi strada nella sua mente pensando di condurre per mano un'ombra e non Euridice. Dimenticando così la promessa fatta si voltò a guardarla ma nello stesso istante in cui i suoi occhi si posarono sul suo volto Euridice svanì, e Orfeo assistette impotente alla sua morte per la seconda volta...


"Orfeo y Eurídice" de Edward John Poynter


  
Palinodia d’Orfeo
di
Gigi Spina


Non è vero che mi sono voltato indietro.




Non è vero che mi sono voltato indietro. 
 Perché avrei dovuto farlo? Lei è sempre stata davanti a me. Era lei che sapeva dove eravamo diretti. Ed è stata lei a voltarsi indietro. E mi ha detto: ‘Io vado avanti, tu prenditi tutto il tempo che ti serve’. Mi conosceva bene. Sapeva che io non camminavo soltanto. Avevo bisogno di raccontarmi il cammino. Come se non potessi fare a meno, poi, di raccontarlo ad altri, nella sua perfezione e completezza. E quando mi sono detto, una volta, che non volevo più costruire racconti né miti, il viaggio era stato bello, sì, ma fino a un certo punto, poi avevo solo continuato a camminare, con gli occhi rivolti in basso, né avanti né indietro, perché non avevo racconti da ricordare, ma solo oggetti, e luoghi, e animali, e suoni, un passaggio d’ali, una pietra, un ramo spezzato, qualche prato fiorito. ‘Tu prenditi tutto il tempo che ti serve’. E ne è passato di tempo, forse troppo. Ho visto che a poco a poco scompariva all’orizzonte, dietro una curva più marcata. E sono rimasto solo. E sono tornato ai miei racconti. Ai miei racconti di lei, che a poco a poco diventava mito, e perdeva tutta la realtà degli sguardi con cui l’avevo amata. Ho continuato a guardarmi intorno, avanti, indietro, dovunque degli occhi mi rispondessero. Il cammino è stato lungo, forse troppo; ma ce n’è ancora da fare, e non dispero delle mie forze. Ho capito, in tutto questo tempo, che ogni cosa avviene contemporaneamente, ed è un errore sostituire, togliere. Bisogna avere la capacità di aggiungere, di implicare e complicare, quasi di guardare in contemporanea, e nel presente, come nessun occhio o racconto può fare, l’avanti e l’indietro in un solo scatto. E quando, alla fine, capirò anch’io dov’ero diretto, forse non avrò bisogno di riprendere il racconto e di portarlo a una conclusione soddisfacente, al lieto fine sempre in agguato. In quel momento, come in uno specchio, potrò guardare me stesso in rapporto con l’indietro; ma non più, contemporaneamente, guardare in avanti. E sarà quella la morte.





lunedì 21 dicembre 2015

Adam Zagajewski , LA SEPARAZIONE (Traduzione di Krystyna Jaworska)



                                          LA SEPARAZIONE




Quasi con invidia leggo le opere dei miei contemporanei
su divorzi, addii, il dolore delle separazioni;
sofferenza, nuovi inizi, piccole morti;
lettere lette e bruciate, bruciare e leggere, fuoco e cultura,
ira e disperazione – magnifica materia per una poesia riuscita;
un duro giudizio, a volte una risata sarcastica di superiorità morale,
e insieme definitivo trionfo della continuità individuale.

E noi? Non ci saranno elegie, né sonetti sulla separazione,
non ci dividerà lo schermo dei versi,
non si porrà fra noi una metafora riuscita,
l’unica separazione che ora ci minaccia è il sonno,
il profondo antro del sonno la cui soglia varchiamo separati,
– e devo sempre ricordare che la tua mano,
stretta nella mia, è fatta di sogni.

Adam Zagajewski 
(Traduzione di Krystyna Jaworska)





Carmen Panciroli / Nudo di schiena

mercoledì 16 dicembre 2015

COSMOPOLITE (Isn't it extraordinarily up-to-date?)

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Cosmopolite (from "Bronze: A Book of Verse, 1922)
by Georgia Douglas Johnson

Not wholly this or that,
But wrought
Of alien bloods am I,
A product of the interplay
Of traveled hearts.
Estranged, yet not estranged, I stand
All comprehending;
From my estate
I view earth's frail dilemma;
Scion of fused strenght am I,
All understanding,
Nor this nor that
Contains me.

Non del tutto questo o quello,
Ma forgiata
Da sangue alieno son'io,
Il frutto dell'interazione
Di cuori universali.
Separata, tuttavia non separata,io sto
Tutto comprendendo;
Da dove sono
Io vedo il fragile dilemma della terra;
Erede di forza fusa sono,
Tutto sapendo,
Non questo e non quello
Mi contiene.

Traduzione di Ipazia

Georgia Douglas Johnson fu membro della "Harlem Renaissance", un movimento artistico e culturale nato verso l'inizio degli anni Venti negli Stati Uniti ad opera della comunità afro-americana.
La definizione è nata a seguito della pubblicazione dell'antologia di racconti The New Negro ad opera di Alain Locke, nel 1925. Il centro del movimento fu il quartiere di Harlem, a New York, e da lì si espanse nei centri urbani di tutti gli Stati Uniti. Attraverso lo sviluppo di tutte le forme d'arte  e delle scienze sociali, artisti e intellettuali trovarono nuove vie per esplorare ed approfondire l'esperienza storica degli afroamericani, nonché la vita dei neri dell'epoca nelle grandi città degli Stati Uniti settentrionali.


sabato 12 dicembre 2015

ALFONSO GATTO, Santa Chiara


                           Santa Chiara

La chiesa si perde
in eterno calore
monotona:
l'angelo dorme
sollevato in aria.

Isola calida d'oro
di morte armoniosa
concedi l'oblio
e silenzio rapido
e pur eterno dissolvi.

Nel tramonto ai vetri
s'infiamma la terra:
a te non giunge che raro stupore
di piazze vuote, di gridi perduti.




lunedì 7 dicembre 2015

TRE AFORISMI DI WOODY.

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 Woody ha, da poco, compiuto ottant'anni.
Tanti auguri!




Il mio unico rammarico, nella vita, è di non essere qualcun altro.

La psicanalisi è un mito tenuto vivo dall'industria dei divani.

Il ballo è una manifestazione verticale di un desiderio orizzontale.

martedì 1 dicembre 2015

NICHOLAS MOORE, THE ORANGE BED, Obstinate in the dark new lovers quote...






Ostinati nel buio i nuovi amanti  raccontano
vecchi adagi al chiaro di luna. Dentro al letto,
arancione, si riflette l'arancione del sole.


Fuori, con la testa fra le nuvole, Detective Fax
a grandi passi cammina in vista della luna come
                                               un fantasma che sen va
senza pari più velocemente dopo i suoi compagni.


Gli amanti si fermano  nel loro palcoscenico buio
Il letto arancione stringe nel suo caldo abbraccio
un corpo brillante vestito in arancione


dell'immaginazione. Il viso del detective
mostra uno sorriso smorto.. Si ferma, prende un appunto,
lecca la matita, si gratta la testa,


pensa ai criminali quasi con amore.
E con amore  anche Miss Ollipester pensa
ai criminali e ai loro crimini, e con disgusto


ascolta  come gli amanti sospirano per quel che hanno fatto
e scivolano via con fretta  assai peggiore,
lasciandola nella sua improbabile vita


a vedere la morte sparare nettamente dalla porta,
Detective Fax continua come prima,
gli appunti in mano, e niente più soli arancione.






Per problemi di copyright non pubblichiamo i testi originali , comunque facilmente reperibili in  http://www.aprileye.co.uk/TheOrangeBed.pdf


lunedì 30 novembre 2015

MARK STRAND, HADES





                                                  HADES 

by Mark Strand




H sta for Hades, l'Ade, che mi piace ritenere mi abbia influenzato perché di tutti i luoghi mi colpisce come il più poetico. Ultima località di soggiorno, regno stretto tra alte mura, ha un grande difetto - il clima, che è ventoso, buio, e freddo. Il suo maggior pregio è la grande abbondanza di tempo libero che offre. È a picco giù, sotto il mondo, ed è l' immortale luogo di riposo delle anime. Ancora di maggior rilievo: è il luogo in cui i morti attendono una nuova vita, una seconda chance, dove attendono di essere ricordati - rinati nelle menti dei viventi. È un luogo di speranza. E Thanatos, o ciò che noi pensiamo come la personificazione greca della morte, non è in realtà una personificazione, ma una bruma o velo o nuvola che separa la persona ancora in vita dalla vita. Per i greci, che non avevano un vocabolo per  "morte irreversibile", una persona non moriva, si oscurava.

sabato 28 novembre 2015

THE POEM OF THE SPANISH POET, by Mark Strand


E' già passato un anno dalla morte di Mark Strand...




IV. THE POEM OF THE SPANISH POET

In a hotel room somewhere in Iowa an American poet, tired of his poems, tired of being an American poet, leans back in his chair and imagines he is a Spanish poet, an old Spanish poet, nearing the end of his life, who walks to the Guadalquivir and watches the ships, gray and ghostly in the twilight, slip downstream. The little waves, approaching the grassy bank where he sits, whisper something he can’t quite hear as they curl and fall. Now what does the Spanish poet do? He reaches into his pocket, pulls out a notebook, and writes:

                              Black fly, black fly
                              Why have you come
                              It is my shirt
                              My new white shirt
                              With buttons of bone
                              It is my suit
                              My dark blue suit
                              Is it because
                              I lie here alone
                              Under a willow
                              Cold as stone
                              Black fly, black fly
                              How good you are
                              To come to me now
                              How good you are
                              To visit me here
                              Black fly, black fly
                              To wish me goodbye





venerdì 27 novembre 2015

NICHOLAS MOORE, THE ORANGE BED, More orange than the winter sun, trad.A:Panciroli






Più arancione del sole invernale
 e più  fantasiosa della luna,
 Miss Ollipester nel suo letto arancione,
drappeggiata in una camicia da notte arancione,
                                       passa il tempo a sognare
i giorni dell'omicidio arancione, e si gode
un destino peggiore della morte.
Sente là fuori ragazze e ragazzi
sussurrare nella notte ghiacciata, e si lamenta;
un tempo in una primavera arancione anche lei aveva letto
storie d' amore e aveva fantasticato per settimane intere
di sospiri tormentati.
Ma ora l'arancia sul piatto
parla di isole lontane di un calore più tropicale;
l'età invece ha divertimenti più  sanguinari;
lei se ne sta sdraiata sotto
un confortevole copriletto arancione,
illuminata dal bagliore della lussuria. Il tempo
affila il suo gusto per la morte.







 I testi de The Orange Bed su:

http://www.aprileye.co.uk/TheOrangeBed.pdf

lunedì 23 novembre 2015

NICHOLAS MOORE, THE ORANGE BED, Ouside the errant window..., trad .A Panciroli






Per problemi di copyright non pubblichiamo i testi originali , comunque facilmente reperibili in  http://www.aprileye.co.uk/TheOrangeBed.pdf






Fuori la finestra vagante piange il tasso,
e nel danzante roseto, classiche ninfe
si esibiscono nel loro romantico pas de deux.
Ed un odore  riempie la notte di giacinti,
e sul verde prato camminano rosei piedini,
bagnati dalla rugiada e lavati dalle olmarie;
           Una fila d'alberi di bosso si staglia sul fondo.

Intanto c'è un libro accanto al letto,
una scatola di cioccolatini, ed una mela rossa;
la grassona si stira, lascia il libro a metà ,
e si riempie la mente coi ricordi della gente,
mentre una mano tenera avanza piano verso la scatola
e prende un altro cioccolatino. Le clematidi gentilmente
           sbattono contro le finestre.

Il letto è arancio e la stanza è piena
di profumi; ora  almeno il mondo riprende
le sue forme normali. Lei legge ancora, del noioso
trionfo  dell' omicidio, dei cadaveri nella camera chiusa.
Fuori  si sente un fischio nel buio,
le baruffe e gli schiaffi degli amanti nel parco ,
                  che lei disapprova.

La notte è finita ed il giorno si prolunga
in un altro giorno. Prendendo la pistola
dalla mano rigida, Detective Fax pretende
di aver lasciato il fotoromanzo e la palla di cristallo
                                                               della zingara,
nota la mela sulla poltrona accano al letto,
il libro mai finito, la cioccolata  che aspettta
           una mano che la muova e la rimuova.

Mr.Detecive Fax è magro e annoiato
dall'attesa; porta la mela alla bocca;
ne ha una opinione migliore; prende il libro, che racchiude
uno sciame di crimini, ricorda la sua giovinezza amara;
fuori nel frattempo gli amanti passano ancora,
con altro miele, indifferenti ad ogni dolore,
                      o del crimine tra i loro amori.

I bossi si stagliano come gnomi contro la luna,
duri piccoli alberi dalle forme contorte. Presunto
suicidio,  di una mente malata. E presto
il letto arancione ancora sarà illuminato
dalla luce delle gioie d 'amore; e la morte
dimenticata per sempre, il libro non letto,
                   e la carne sarà i pani ed i pesci.












                                                                     

giovedì 19 novembre 2015

THE ORANGE BED, by NICHOLAS MOORE, trad. A .Panciroli






THE ORANGE BED
 Nicholas Moore ci racconta in dieci e più componimenti la curiosa storia di Miss Ollipester uccisa nel suo letto arancione e  di Mr. Detective Fax che arriva troppo tardi e si mangia una mela...
  Il tipico modo di Moore di vedere da più prospettive la stessa storia , come abbiamo visto nelle molteplici traduzioni di Spleen di Baudelaire.  http://www.scoop.it/t/how-to-translate-private-ennui-into-public-spleen

 
Nicholas  Moore






In the orange bed Miss Ollipester lies,
Indolent and fat, a book within her hand;
And by the bedside lies an apple, rare
In green and red freshness; the curtains drawn;
A shaded lamp above the bed; an air
Of ease and lassitude, of warmth and compromise
Not difficult to understand.
Outside those fat windows the glib moon shines
In adoration and the lovers move
Secretly to nefarious purposes.
Miss Ollipester hears the distant squeak
Of shoes or tongues, rustle of dress or kisses,
The unforgiving giggles of the weak,
          Crazy with viciouness of love 

Nel suo letto arancione Miss Ollipester giace,
grassa ed indolente, un libro tra le mani ;
e proprio  affianco al letto una mela, rara
in verde e rossa freschezza; le tende abbassate;
una lampada velata sopra al letto; un'aria
d'agiatezza e lusso, di tepore e compromesso
    non difficile da capire.

Fuori da queste grasse finestre  la facile luna risplende
in adorazione e gli amanti se ne vanno
in segreto verso nefasti obiettivi.
Miss Ollipester  ascolta il distante pigolio
di scarpe o lingue, un fruscio d'abiti o baci,
le indimenticabili risatine della debolezza
             pazza  per la ferocia d'amore.



She turns the page: Mr. Detective Fax
Follows the idiosyncrasies of crime,
Skilfully, with his fingers on the facts,
Lean, indolent, and knowing all the time
How each clue leads to the indefinite end:
And now Miss Ollipester dies with fear,
          Alone  and mad, with no friend.
Page follows page until the air is still
With an unease suggestive of despair.
Outside the room a shrill, high laugh, a curse:
Inside the room the cool, lamp-gentle air.
Mr. Detective Fax, his final clue
Picked up, hovers beside the windowsill,
Not knowing what to do.

Lei volta la pagina:  Mr Detective Fax
segue l'idiosincrasia del crimine,
abilmente , con le dita sui dati di fatto,
magro, indolente, e già sa come sempre
che ogni indizio conduce ad una indefinita fine;
ed ora Miss Ollipester muore di paura,
          senza un amico, folle , e sola.


Una pagina segue l'altra finchè l'aria è immota
con una suggestiva ansia di disperazione.
Fuori dalla stanza un'acuta,  alta risata, una sventura
Dentro invece la fresca aria di una lampada soffusa.
Mr. Detective Fax appena raccolto
il suo finale indizio, si libra oltre il davanzale
      non sapendo che pesci pigliare.

He fingers the rosy apple by the bed;
Decides to eat it, falters, takes the book
In one lean , anxious hand, and turns the page.
He is amazed to find how the plot palls.
Following with his mind each lover's look,
He knows now that the dark conceals  a rage
More fierce, more sinister, more false. 

Sfiora la mela rosea  presso al letto;
Decide di mangiarla,  vacilla, prende il libro
con mano  ansiosa e sottile, la pagina volta.
Mr.Fax è stupito di  trovare  come noiosa sia la trama.
Seguendo con la mente le sembianze degli amanti ,
Ora sa che il buio nasconde una rabbia,
più feroce, più sinistra, più falsa.





Tutti i testi originali de The orange bed  in http://www.aprileye.co.uk/TheOrangeBed.pdf


                





giovedì 12 novembre 2015

da Omeros, di Derek Walcott, LIbro sesto,capitolo XLIV,traduzione Alessandro Panciroli


Dalla introduzione ad Omeros, su Adelphi:



Risvolto
Molti hanno detto, senza tema di smentita, che i nostri tempi non sono adatti alla forma del poema epico. Poi un giorno è arrivato Derek Walcott con il suo Omeros, dove, con sfrontata duttilità e profusione di immagini, viene cantato un arcipelago che è come un continente, in delicato contrappunto con l’epos omerico. Omeros, aedo del tempo presente, racconta la storia di due pescatori, Ettore e Achille, innamorati della stessa donna, Elena, sensuale cameriera di un hotel di Saint Lucia, piccola isola sovrastata da due coni vulcanici, al centro del Mar dei Caraibi. E ogni personaggio, anche quelli di contorno, è come avvolto in un’aura luminosa che scaturisce sia dalla felice irruenza metaforica del linguaggio di Walcott, sia dal carisma di nomi, gesti e pensieri che riecheggiano, non senza venature ironiche, quelli dei corrispettivi eroi omerici.
Ma Omeros racconta anche la storia di un tradimento: l’isola, a lungo contesa dagli imperi rivali di Francia e Gran Bretagna, è stata infine consegnata ai turisti; ma se Ettore, un tempo capace di intagliare una canoa nel cedro, è diventato un tassista, Achille, fedele all’arte dei padri, glorifica la presenza del mare nella storia della tribù. E su tutto veglia, pietosa, la poesia, che contempla l’umiliazione imposta all’uomo dalla volgarità dei tempi e lo riscatta.
Omeros è apparso per la prima volta nel 1990.

 

 


Da Omeros, di Derek Walcott, 

LIbro sesto,capitolo XLIV,







II

I smelt the leaves threshing at the top of the year   
in green January over the orange villas   
and military barracks where the Plunketts were,

the harbour flecked by the wind that comes with Christmas,   
edged with the Arctic, that was christened Vent Noël;   
it stayed until March and, with luck, until Easter.

It freshened the cedars, waxed the laurier-cannelle,   
and hid the African swift. I smelt the drizzle
on the asphalt leaving the Morne, it was the smell

of an iron on damp cloth; I heard the sizzle   
of fried jackfish in oil with their coppery skin;
I smelt ham studded with cloves, the crusted accra,

the wax in the varnished parlour: Come in. Come in,   
the arm of the Morris chair sticky with lacquer;   
I saw a sail going out and a sail coming in,

and a breeze so fresh it lifted the lace curtains   
like a petticoat, like a sail towards Ithaca;   
I smelt a dead rivulet in the clogged drains.











L' anno iniziava e già sentivo il profumo delle foglie raccolte
nel verde gennaio sulle ville arancioni
e sulla caserma dei soldati dove stavano i Plunketts,

il porto sferzato da quel vento che arriva a Natale,
che sfiora il Polo, che è stato battezzato Vent Noel; e
durava fino a marzo e fino a Pasqua, se sei fortunato.

Il vento rinfrescava i cedri, faceva crescere gli alberi della cannella
e sparire il rondone africano. Sentivo l'odore della pioggia
sull'asfalto lasciando la Morne, era l'odore

di un ferro da stiro su un vestito bagnato; sentivo lo sfrigolare
del luccio fritto nell'olio con la sua pelle ramata;
sentivo il profumo del prosciutto tempestato di aglio, della accra incrostato,

della cera nel salotto verniciato: entra. Entra,
i braccioli della  vecchi apoltrona  umidi di lacca;
vidi una vela andarsene , una vela rientrare,

e una brezza così fresca da sollevare le tende di pizzo
come una sottogonna, come una vela verso Itaca:
sentiì un rigagnolo di morte nelle grondaie intasate.

lunedì 9 novembre 2015

IO CANTO

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The Gift to sing
James Weldon Johnson

Sometimes the mist overhangs my path,
And blackening clouds about me cling;
But, oh, I have a magic way
To turn the gloom to cheerful day—
      I softly sing.

And if the way grows darker still,
Shadowed by Sorrow's somber wing,
With glad defiance in my throat,
I pierce the darkness with a note,
      And sing, and sing.

I brood not over the broken past,
Nor dread whatever time may bring;
No nights are dark, no days are long,
While in my heart there swells a song,
      And I can sing.


Talvolta la nebbia sovrasta il mio sentiero,
E nuvole nere si chiudon su di me soltanto;
Ma, oh, io ho un modo inconsueto
Per cambiare il buio in un giorno lieto—
      Io dolcemente canto.

E se la strada il buio inscena,
E tutto ottunde con l'ala del pianto,
Con grande sfida nella gola,
Io piego l'ombra con una nota,
      E canto, e canto.

Io non rimugino sul guasto passato,
Né temo ciò che il tempo può portare;
Né notti oscure, né un giorno infranto,
Se nella gola gorgoglia un canto,
      Così vado a cantare.

Traduzione di Ipazia


sabato 7 novembre 2015

Giuseppe Gioachino Belli - Sonetti romaneschi (XIX secolo) La riliggione der tempo nostro


La riliggione der tempo nostro



 Che rriliggione! è rriliggione questa?
Tuttaquanta oramai la riliggione
conziste in zinfonie, ggenufressione,
seggni de crosce, fittucce a la vesta, 1
              5
     cappell’in mano, cenneraccio in testa,
pessci da tajjo, razzi, priscissione,
bbussolette,2 Madonne a ’ggni cantone,
cene a ppunta d’orloggio,3 ozzio de festa,
             
     scampanate, sbasciucchi,4 picchiapetti,
10parme,5 reliquie, medajje, abbitini, 6
corone, acquasantiere e mmoccoletti.
             
     E ttratanto er Vangelo, fratel caro,
tra un diluvio de smorfie e bbell’inchini,
è un libbro da dà a ppeso ar zalumaro.7