giovedì 26 dicembre 2013

PETER RILEY, The BBC at Lunca Ilvei, from CARPATHIAN PIECES, trad. A.Panciroli






La BBC a Lunca Ilvei

Una troupe della BBC con un famoso presentatore venne spedita in Transilvania per realizzare un programma da mettersi  in onda ad Halloween, ponendo l'accento sul raccapricciante: fantasmi, vampiri, lupi,etc. Per cosa altro sarebbero dovuti venire?  Per cosa altro qualcuno avrebbe dovuto interessarsi alla Transilvania? Arrivarono a Lunca Ilvei e  quattro di loro furono ospitati in una specie di ostello in fondo al paese. Sapevano bene quel che volevano.

  Volevano immediatamente una riunione con un bel falò. Non avevano tempo da perdere, doveva essere stanotte.Venne organizzato nei campi appena dietro le stalle.  Nel pomeriggio venne messa insieme una grande pira e vennero avvisati una ventina di paesani e noi. C'era necessità anche dei due musicisti del villaggio - fisarmonica e violino. Questi erano piccoli proprietari che suonavano  in zona per hobby o per un piccolo reddito extra, ed il loro repertorio era una selezione di pezzi da tutta la nazione. Il fisarmonicista era abbastanza bravo, il violinistista  era piuttosto incapace, ma il suonatore di fisarmonica suonò gran parte della musica.

  Quando fu buio venne acceso il fuoco ed il cast fu riunito su un argine erboso di fronte, sedendo a terra o in piedi, in un piccolo arco, che con un attento controllo della telecamera poteva rappresentare un intero cerchio di contadini intorno al fuoco. Il terreno era umido e  piuttosto fangoso, ed era sta posizionata una striscia di plastica per sedersi, speriamo non troppo evidente sullo schermo. Al centro dell'arco sedeva il presentatore, un Irlandese, mentre intervistava Julian, illuminato dal bagliore del fuoco. La BBC aveva fornito due casse di birra per tutti quanti, il che fu molto apprezzato,e sopratutto per questo, penso, l'atmosfera generale era serena, a dispetto della falsità della situazione e dei relativi  disagi.

  Perché a meno di non stare nel diretto raggio d'azione del fuoco faceva abbastanza freddo ed ogni tanto pioveva un po'. Anche sedere sulla plastica per terra non era troppo facile e c'era una tendenza a scivolare lentamente a valle. Ma l'atmosfera generale era ancora serena; la gente parlava, tracannava birra, ed i musicisti suonavano, qualcuno cantava e l'intervista continuò.

  Julian è un buon narratore. Racconti di orsi e di lupi. Di quando una volta trovò un orso sul suo albero di mele. E di quell'inverno che i lupi scesero dalle montagne fin nelle strade del paese e di quando a volte li sente ululare nella notte. Il presentatore ovviamente non era  molto contento e le cose migliorarono quando lo Julian stesso iniziò a portare il discorso da una cosa all'altra, sotto la spinta illuminante della "zuica"* che stava bevendo. C' era anche una influenza reciproca con i paesani,  battute e scherzi in romeno che potrebbero aver detto nulla di ciò che la BBC sapeva ma che il gruppo pensava fossero molto spiritosi. In particolare c'era tra di noi una ragazza adolescente, un membro del casuale staff casalingo di Julian, la quale  era apparentemente molto sensibile all'argomento "ragazzi", ed a cui  Julian lanciava suggestivi commenti che ricevevano da lei stridule risposte e il tutto andò molto bene alla folla lì riunita.

  Il problema era, che qualunque cosa si dicesse o facesse, il presentatore o il produttore gridavano immediatamente, "Rifallo, ridillo", includendo tutti i casuali scambi di battute in romeno.  Tutto doveva essere ripetuto, una seconda o terza volta per un miglior angolo di ripresa o di presa del suono. Naturalmente  non era mai buona la seconda volta, e molto meno divertente per i paesani, e questa moltiplicazione per due rese il tutto assai noioso. E ci furono altri problemi, come domande molto stupide cui Julian dovette comunque dare una risposta e cercare inoltre di rendere di nuovo interessante la conversazione. Anche il cameraman aveva i suoi bei problemi. Era evidentemente molto bravo nel suo lavoro,  destreggiandosi bravamente con una camera a mano, ma aveva incautamente mangiato senza freni da quando era arrivato ed ora soffriva di un grave attacco di diarrea. Così  il cameraman interrompeva continuamente l'azione consegnando la telecamera a quello più vicino dell troupe BBC ( tienila solo un minuto, ti va?) e scomparendo dopo nella oscurità, indirizzato a voce alta da Giuliano verso un boschetto sul retro del campo.



Hotel Castle Dracula




  Ci volle un bel po' di tempo. Come Dio volle quelli della BBC si guardarono l'un altro e dissero," Siamo a posto, abbiamo filmato abbastanza." Si riunirono, e se ne andarono, scortati fino alle auto e agli autisti in attesa, per fortuna penso perchè il cameraman non era l'unico ad essersi ammalato e tutti quanti sembravano stanchi, inoltre dovevano alzarsi presto la mattina seguente per una passeggiata a cavallo attraverso la foresta fino al Castello di Dracula, in realtà un albergo degli anni 80 così recentemente rinominato distante circa 20 chilometri.

  Ma i musicisti suonavano ancora , così rimasero tutti. E suonarono alcuni brani molto popolari  che molti conoscevano e cantavano, e iniziarono le danze. Era più freddo, era più buio e c'era una certa pioggerellina, cui nessuno fece attenzione. Il fuoco era un cumulo di braci ardenti ora ed intorno ad esso danzarono sul fango, per quasi un'ora. Coppie volteggianti, sul fango. Fu di gran lunga la parte più bella della serata.

__________________________
* Specie di grappa fatta in casa ad alto tenore alcolico








martedì 24 dicembre 2013

A Christmas prayer



Lo so che non devo postare subito dopo Jago ma una poesia di Natale ci vuole e deve venire prima del Natale!
Tanti auguri a tutti!
Merry Christmas to all of you!

A Christmas prayer

I’d like, as a Christmas present,

Only a little piece of time,

Full of colours and bright

Through which I could fly

Along the borders of the sky

And from there on mountains high

Through which I could rewind

All the events of my life

But uniquely those blithe

From which I could reacquire

Only a little piece of time

Please a little piece of time

For me and my body entire

So that I could mirror-eye

Myself and my body entire

Please a little piece of time

For me and my body entire

So that my actions alike

Could be like those of that time

In which I was young and bright

Please a little piece of time


For me and my body entire!

Poem by Ipazia

domenica 22 dicembre 2013

PETER RILEY " I am a Poet", from CARPATHIAN PIECES, trad. A.Panciroli


"I am a poet"
i.m Barry MacSweeney


Risiedevamo a Szàrhegy, nei pressi di Gheorgheni, nella casa di una coppia di pensionati ungheresi che ci colmavano di attenzioni nel modo più piacevole, completamente dominati dagli impulsi di "ospitalità contadina" sebbene vivessero in una cittadina ora solo in parte rurale. Lui era un direttore dei lavori in pensione, in attesa della pensione statale che doveva ancora arrivare da tre anni. Nella loro cucina-salotto ci veniva servita una splendida cena con un delizioso rosè demi-sec fatto in casa, e dopo uscivamo per una passeggiata tra le strade del paese.


La strada dove abitavano: lunga, dritta, non asfaltata ma uniformemente livellata, le altre strade la tagliavano perpendicolarmente, come una griglia. Le case tutte ad un piano,  tutte abbastanza simili, si ergevano tra gli orti  con alberi da frutto e pozzi, le recinzioni in legno tutt' intorno. Tutte decorate individualmente, molte anche con i tubi delle grondaie con inserti floreali dello stesso metallo - e lo stesso: tutte più o meno simili l'una all'altra.





Alla fine della loro strada girammo per una strada appena più importante  che portava verso il centro città. Superammo sulla destra uno di quei palazzi lunghi e bassi che avevamo già visto in altri posti, probabilmente reliquie del comunismo,  di cui sembra che la gente abbia difficoltà a trovare un nuovo uso. Una fila di finestre piuttosto piccole ed oblunghe in uno sporco muro bianco lungo la strada, porte ad ogni estremità, e nessun segno di vita alle finestre. Ma l'ultima finestra con la sua porta, qualcuno era riuscito a trasformarla in un bar: il muro bianco riverniciato di fresco e più luminoso per gli ultimi dieci metri, le luci accese,  fuori sul marciapiede un paio di tavoli  con sedie, pochi uomini seduti. Era stata una giornata afosa e faceva ancora caldo nella fievole luce di un pallido cielo privo di nuvole.

Come passammo oltre, un uomo si alzò dai tavoli, attraversò la strada e ci venne incontro. Era basso, sui quaranta, con dei baffi spioventi, folti capelli lunghi sino alle orecchie, e soprattutto due grandi occhi tristi sotto le folte sopracciglia. Mi afferrò la mano e continuò a stringerla delicatamente, dapprima non dicendo nulla, forse indeciso su che lingua usare. Poi, ancora stringendomi stretta la mano tra le sue ma senza nessuna pressione, disse in rumeno, " Sono un poeta. Ma l'alcool mi ha distrutto il cervello." Ed i suoi grandi occhi  addolorati guardarono fisso nei miei mentre noi annuivamo con comprensione e aspettavamo ciò che sarebbe accaduto dopo. Rimase così ancora un po', poi senza fare altro mi lasciò andare la mano e ritornò al bar dall'altra parte della strada.


sabato 21 dicembre 2013

PETER RILEY, Sunday Evening in Botiza, from CARPATHIAN PIECES, trad. A. Panciroli


UNA DOMENICA SERA A BOTIZA


Una tepida domenica sera a Botiza dopo una giornata torrida, e naturalmente molta gente se ne sta all'aperto per le strade e gli spazi aperti del paese. Le luci sono accese nel bar, e nella bottega di alimentari della porta accanto che è lo stesso un bar, ed il negozio di ferramenta appresso, un bar anch'esso.
Parecchi uomini se ne stanno seduti all'aperto lungo la strada dei tre negozi, ai tavoli o sul bordo del marciapiede discutendo animatamente e di tanto in tanto qualcuno accenna un sussurro di canzone. Gruppi di uomini e donne per tutto il paese siedono su panche o su muretti o se stanno in piedi, qualcuno con una bottiglia in mano, altri no. Mezzo chilometro più avanti lungo la strada principale un grande bar usato dai giovani da cui proviene della musica, dentro strapieno e da lì i ragazzi si riversano per la strada. La gente non è, come in altri paesi, vestita a festa per la domenica- per lo più sembra essere come è di solito, come sarebbero in ogni altra tepida sera, la maggioranza almeno. 







I vecchi siedono sotto i portici tra le strade strette, soli o in compagnia, parlando tra loro o con i rari passanti. Nessuno lavora: nessuno lava i panni nel fiume, nessuno porta carichi o attrezzi, nessuno conduce animali. Qua e là i bambini, in gruppo o a coppie, gironzolano,  corrono, se ne stanno ritti in piedi, giocano. Le ragazze  hanno il singolare privilegio  di camminare in coppia, in un affettuoso contatto fisico; a braccetto, un braccio sulle spalle e sui fianchi rotondi. Quando qualcuno incontra un altro lo bacia sulle guance. Queste sono fatti codificati. La moglie del prete, con il suo cagnolino al guinzaglio , ha attraversato il grande spazio aperto davanti ai bar, con il ruscello ed il ponte che lo attraversa, e se ne sta a chiaccherare con un altra donna, anch'essa ben vestita, quindi probabilmente della classe sociale chiamata degli " intellettuali"- insegnanti, dottori, etc. Il cane se ne sta accucciato a terra obbediente. C'è un carro parcheggiato di fronte al bar con due cavalli in attesa, di tanto in tanto si sfregano il collo. Con l'avanzarsi della sera le luci dei bar sembrano aumentare gradualmente.

Un camion a sei ruote dalle cave o dalle miniere dell'alta valle passa a velocità moderata lungo la strada principale, dopo la fila dei bar e giù lungo il paese verso la strada principale. Ricopre tutti: uomini,donne, vecchi giovani, bambini, lattanti, contadini, operai, zingari, intellettuali, bevitori, fannulloni, chiaccheroni, cantanti, cani, cavalli...in una spessa nube di polvere grigia.


***


Il testo in lingua originale in http://www.shearsman.com/archive/samples/2007/PRdaySampler.pdf pagg 176 e seg.


lunedì 16 dicembre 2013

PETER RILEY, from Pieces, fragments, and notes during the writing of SEA WATCHES 1984-7, The Llyn Writings



Così calmo e sereno un giorno tu potresti girarti e guardarlo,
e dire, " La mia vita è un trito di di dolore."

Un tremore della terra, un rimbombo profondo, la piccola drogheria
a Rhydlios trema ed i barattoli sbatacchiano sullo scaffale
pensammo che un autocarro fosse passato di lì.

La fattoria; argini di terra separano i campi, i campi
cosparsi dagli escrementi delle oche e dai gambi di funghi
fino al ciglio della scogliera, solchi di bianco calcare

Un osso vuoto, tufo poroso, delicatamente posato sul bordo della terra
una strizzata d'occhi di un industriale potrebbe frantumarlo del tutto.

Tranne che per il chiaro sereno elemento
parlato tremante nella roccia florescente.





Assurde cittadelle di collina su affioramenti ignei
l'erica che riempie l'aria di dolcezza, i pettirossi arrampicati
su fronde di felce oscillanti, frammenti di roccia spezzata

prati di muschio, mirtilli, assurde cittadelle a difesa,
di niente, deliri di vecchi, attori-politicanti,
il corpo preservato e custodito nella casa sulla vetta della montagna
orgoglio di spasmo intellettuale del potere

ma tutti i desideri ti verranno a mancare.


1. Pieces, fragments, and notes during the writing 
of Sea Watches 1984-7
* * *
So calm and clear a day you could turn and face it,
and say, “My life is a mince of pain.”

An earth tremor, a low rumble, the little grocery shop
at Rhydlios trembles and the tins rattle on the shelf
we thought a heavy goods vehicle had passed by.

The farm: earthen banks separate the fi elds, the fi elds
scattered with goose feathers dung and mushroom stalks
to the cliff edge, furrows of white rock.

Hollow bone, porous tuff, delicately poised at the land’s edge
an industrialist’s wink could crush all of it

Except the calm clear factor
spoken trembling in florescent stone


***

Insane hilltop citadels on igneous outcrops
heather fi lling the air with sweetness, stonechats perched
on swaying bracken fronds, patches of broken stone

sphagnum grasses, bilberry, insane citadels guarding
nothing, ravings of old men, actor-politicians,
the body preserved and guarded in the mountain-top house
pride of intellect spasm of power

but wishes all shall fail thee.

sabato 14 dicembre 2013

THE LAMIA (part third)



The Lamia, Herbert James Draper, 1909

.....
For the first time, since first he harbour'd in
That purple-lined palace of sweet sin,
His spirit passed beyond its golden bourn
Into the noisy world almost forsworn.
The lady, ever watching, penetrant,
Saw this with pain, so arguing a want
Of  something more, more than empery
Of joys; and she began to moan and sigh
Because he mused beyond her, knowing well
That but a moment's thought is passion's passing bell.

.....
"Let my foes choke, and my friends shout afar,
While through the thronged streets your bridal car
Wheels round its dazzling spokes". - The lady's cheek
Trembled; she nothing said, but, pale and meek,
Arose and knelt before him, wept a rain
Of sorrows at his words; at last with pain
Beseeching him, the while his hand she wrung,
To change his purpose. He thereat was stung,
Perverse, with stronger fancy to reclaim
Her wild and timid nature to his aim:

.....
Per la prima volta, da quando era arrivato
In quel palazzo scarlatto di dolce peccato,
Il suo spirito passò da quel confine dorato
Nel rumoroso mondo quasi rinnegato.
La dama, che tutto vedea, penetrante,
Vide ciò con pena, intuendo la smania adescante
Di qualcosa in più, in più del suo impero
Di gioia; e cominciò a lamentarsi ed emise sospiro
Poichè vedea oltre se stessa, bene sapendo
Che la passione è soltanto la voglia di un momento.

.....
"Lascia che i miei nemici si strozzino, e che i miei amici urlino,
Mentre attraverso le strade affollate il tuo carro da sposa
Passerà abbagliando tutti." - Le guance di lei
Tremarono; ella non disse nulla, ma, pallida e mesta,
Si sollevò e si inginocchiò davanti a lui, piangendo un mare
Di lacrime alle sue parole; in ultimo con pena
Supplicandolo, mentre la mano gli stringeva,
Di cambiare il suo proposito. Egli però era deciso,
Perverso, con più forte brama di piegare
La di lei selvatica e timida natura al suo scopo:

.....

So in they hurried all, maz'd, curious and keen:
Save one, who look'd thereon with eye severe,
And with calm-planted steps walk'd in austere;
'Twas Apollonius: something too he laugh'd
As though some knotty problem, that had daft
His patient thought, had now begun to thaw,
And solve and melt: -- 'twas just as he foresaw.

.....

Così tutti si accalcarono, stupiti, curiosi e ansiosi:
Tranne uno, che guardava con occhio severo,
E con calmi passi entrava austero;
Era Apollonio: per qualcosa aveva riso,
Come se un problema intricato, che aveva arrovellato
La sua mente paziente, cominciasse ora a chiarirsi,
Risolversi, sciogliersi:-- era come se profetizzasse.

.....
"Lamia, what means this? Wherefore dost thou start?
"Know'st thou that man?" Poor Lamia answered not.

.....
"Begone, foul dream!" he cried, gazing again
In the bride's face...

.....
"Fool! Fool! repeated he, while his eyes still
Relented not, nor mov'd; "from every ill
Of life have I preserv'd thee to this day,
And shall I see thee made a serpent's prey?"

.....
"A Serpent!" echoed he; no sooner said
Than with a frightful scream she vanished:
And Lycius' arms were empty of delight,
As were his limbs of life, from that same night.
On the high couch he lay! - his friends came round -
Supported him - no pulse, or breath they found,
And, in its marriage robe, the heavy body wound.

.....
"Lamia, cosa significa ciò? Perchè trasali?
"Conosci quell'uomo? La povera Lamia non rispose.
.....
"Va' via, sogno orribile!" egli urlò, di nuovo fissando
Il volto della sposa...

....
"Sciocco! Sciocco!" egli ripetè, mentre i suoi occhi
Non si placavano, nè si muovevano; "da tutti i mali
Della vita ti ho protetto fino a questo giorno,
E dovrò vederti preda di un serpente?

.....

"Un serpente!" ripetè lui; non appena lo disse
Con un urlo spaventevole ella sparì:
E le braccia di Licio furon prive di delizia,
Così come le sue membra di vita, da quella stessa notte.
Sull'alto giaciglio egli giacque!- i suoi amici vennero da lui-
Lo sostennero- non un battito, o respiro essi trovarono,
E, nel suo abito da sposo, il grande corpo si contorse.



lunedì 2 dicembre 2013

FONT



Prima preferivo Times New Roman
ma ora preferisco Calibri.
Sperando che dietro un cambio
d'abito
si celi anche un cambio
d'anima
viaggio tra questi giorni
e questi venti
dubitando che il giungere 
infine
si riveli a me congeniale.

Before I preferred Times New Roman
but now I prefer Calibri.
Hoping that behind a change
of suit
hides a change of soul
too
I voyage among these days
and these winds
doubting that landing
at last
befits to me.

Poem by Ipazia

domenica 1 dicembre 2013

JAMES WALDEEN, Hai voluto farmi sapere..., Traduzione A.Panciroli


You wanted me to know, Loreley, perhaps to hurt me, (I do not know if you're successful or not) that you have nothing to say to me ...
The fact is that I, far back, I have nothing to say to anyone.
Maybe even to you.


Hai voluto farmi sapere, Laura, forse per ferirmi, ( non so dire se ci sei riuscita o no) che non hai  nulla da dirmi...
Il fatto è che io, da tempo, non ho più nulla da dire a nessuno.
Forse neppure  a te.
Diciamo che recito, più o meno bene, la parte che un regista ingeneroso e sconosciuto ha voluto affidarmi, su un palcoscenico che da tempo non sento più mio.
E allora recito, discretamente bene lo ammetto, la parte del padre affettuoso e preoccupato, del marito più o meno annoiato , dell'impiegato zelante ed accorto, dell' amico prezioso e fidato, dell' innamorato un po' bolso e noioso che ripete stancamente i suoi inviti, francamente ridicoli.
Hai voluto farmi sapere che non hai nulla dirmi.
Il fatto è che io, da sempre, non ho più nulla da dire a nessuno.

Forse neppure a te.



James Waldeen / Self portrait

sabato 30 novembre 2013

LAST LINES, by Richard Blanco, trad. A. Panciroli


Leggendo la breve poesia di Richard Blanco ( LAST LINES) non manchiamo di rileggere le poesie di Neruda che affiorano tra le righe...






Tiro di nuovo fuori la tua copia del libro di poesie di Neruda che era
ancora sulla mia mensola. Leggo Tus manos, e mi ispira a scrivere
un altra poesia sulle tue mani, che reggono una sigaretta,
e si muovono durante le nostre vecchie conversazioni su Botticelli
o sui Cosmos mentre ci beviamo calici di vino rosso sulla spiaggia
con le conchiglie e le pietre che abbiamo raccolto e messo  sul
davanzale delle finestre come se dovessero crescere più soffici al chiaro di luna.
Leggo Tu risa perché voglio risalire lungo il tuo sorriso fino a
quando non ho avuto bisogno di scrivere della strada che facemmo insieme
nella nostra passeggiata sul lungomare, come se il mare non avesse importanza,
non curandoci del senato di stelle che ci amministra.
Poi giro le pagine ed arrivo alla poesia che hai segnato con un petalo,
piatto come la pagina che lo ha tenuto in serbo e con gli orli ormai consumati,
ma il suo centro è ancora  scarlatto e  vellutato dal desiderio, pressato


martedì 26 novembre 2013

NIGHT BLOOMING JASMINE ( Il Gelsomino notturno di G.Pascoli tradotto da Geoffrey Brock)


Geoffrey Brock, (http://comp.uark.edu/~gbrock/) grande amante e traduttore della poesia e della letteratura italiana, ha recentemente curato la pubblicazione de The FSG Book of 20th-Century Italian Poetry :  Farrar, Straus and Giroux
March 2012
Hardcover
ISBN: 9780374105389
ISBN10: 0374105383
6 x 9 inches, 720 pages, 8 Black-and-White Illustrations/Index of Titles, First Lines, and Poets
$50.00

Geoffrey Brock






Night Blooming Jasmine
 by Giovanni Pascoli

                                                                                                     translated by Geoffrey Brock



And in the hour when blooms unfurl

thoughts of my loved ones come to me.

           The moths of evening whirl

           around the snowball tree.



Nothing now shouts or sings;

one house only whispers, then hushes.

           Nestlings sleep beneath wings,

           like eyes beneath their lashes.



From open calyces there flows

a ripe strawberry scent, in waves.

           A lamp in the house glows.

           Grasses are born on graves.



A late bee sighs, back from its tours

and no cell vacant any more.

           The hen and her cheeping stars

           cross their threshing floor.



All through the night the flowers flare,

scent flowing and catching the wind.

           The lamp now climbs the stair,

           shines from above, is dimmed...



It's dawn: the petals, slightly worn,

close up again—each bud to brood,

           in its soft, secret urn,

           on some yet-nameless good.


Il gelsomino notturno

E s'aprono i fiori notturni, 
nell'ora che penso a' miei cari. 
Sono apparse in mezzo ai viburni 
le farfalle crepuscolari. 
Da un pezzo si tacquero i gridi: 
là sola una casa bisbiglia. 
Sotto l'ali dormono i nidi, 
come gli occhi sotto le ciglia. 
Dai calici aperti si esala 
l'odore di fragole rosse. 
Splende un lume là nella sala. 
Nasce l'erba sopra le fosse. 
Un'ape tardiva sussurra 
trovando già prese le celle. 
La Chioccetta per l'aia azzurra 
va col suo pigolìo di stelle. 
Per tutta la notte s'esala 
l'odore che passa col vento. 
Passa il lume su per la scala; 
brilla al primo piano: s'è spento... 
E` l'alba: si chiudono i petali 
un poco gualciti; si cova, 
dentro l'urna molle e segreta, 
non so che felicità nuova.

mercoledì 20 novembre 2013

THE LAMIA (part second)



.....
So done, upon the nymph his eyes he bent,
Full of adoring tears and blandishment,
And towards her stept; she, like a moon in wane,
Faded before him, cower'd, nor could restrain
Her fearful sobs...
But the God fostering her chilled hand,
She felt the warmth, her eyelids open'd balnd
And, like new flowers at morning song of bees,
Bloom'd, and gave up her honey to the leas.
Into the green-recessed woods they flew;
Nor grew they pale, as mortal lovers do.

Così fatto, i suoi occhi sulla ninfa egli posò,
Pieni di lacrime adoranti e di lusinghe,
E verso di lei andò: ella, come calante luna,
Impallidì davanti alui, si accovacciò, nè represse
Il suo angoscioso pianto...
Ma carpendo il Dio la sua mano gelata,
Ella ne sentì il calore, i suoi occhi si aprirono dolci
E, come fiori nuovi alle canzoni delle api mattutine,
Fiorì, ed ai campi il suo miele distribuì.
Nei verdi recessi dei boschi essi volarono;
Nè da pallore venner presi, come mortali amanti fanno.

Left to herself, the serpent now began
To change; her elfin blood in madness ran,
Her mouth foam'd, and the grass, therewith besprent,
Wither'd at dew so sweet and virulent;
.....
She writh'd about, convuls'd with scarlet pain:
.....
And in the air, her new voice luting soft,
Cried, "Lycius! Gentle Lycius!"
.....
Wither fled Lamia, now a lady bright,
A full-born beauty new and exquisite?
She fled into that valley they pass o'er
Who go to Corinth from Cenchrea's shore;

Lasciata a se stessa, la serpe cominciò
A cambiare; il suo sangue d'elfo impazzì,
La bocca schiumò, e l'erba, così aspersa,
Avvizzì per la rugiada così dolce e virulenta;
.....
Ella si contorse, in un convulso scarlatto dolore:
.....
E nell'aria, la sua nuova voce flautando leggera,
Gridò, "Licio! Gentile Licio!"
.....
Dove volò Lamia, ora fanciulla abbagliante,
Nuova creatura bella e delicata?
Ella volò in quella valle in cui passano
Per andare da Corinto alle spiagge di Cencrea;

.....
And once, while among mortals dreaming thus,
She saw the young Corinthian Lycius
Charioting foremost in the envious race,
Like a young Jove with calm uneager face,
And fell into a swooning love of him.
Now on the moth-time of that evening dim
He would return that way, as well as she knew,
To Corinth from the shore;
.....
Lamia beheld him coming, near, more near
Close to her passing, in indifference drear,
His silent sandals swept the mossy green;
So neighbour'd to him, and yet so unseen
She stood: he pass'd, shut up in mysteries,
His mind wrapped like his mantle, while her eyes
Follow'd his steps, and her neck regal white
Turn'd--syllabling thus, "Ah, Lycius bright,
And will you leave me on the hills alone?
Lycius, look back! And be some pity shown."

.....
E una volta, mentre tra i mortali così sognava,
Ella vide il giovane Corinzio Licio
Su di un carro primo fra l'astiosa razza,
Come un fresco Giove con volto calmo e glaciale,
E per lui fu preda di un delirante amore.
Ora nel tempo delle falene di quella penombra serale
Egli avrebbe ripercorso quella via, com'ella ben sapeva,
Per Corinto dalle spiagge;
.....
Lamia lo guardava venire, vicino, più vicino
Accanto a lei passare, in triste indifferenza,
I suoi silenti sandali muovendo la muschiosa erba;
Così a lui si avvicinò, ed ancora non vista
Ristette: egli passò, racchiuso e misterioso,
La sua mente come il suo mantello, mentre gli occhi di lei
Seguivano i suoi passi, e il suo collo bianco e regale
Si girò-sillabando ciò, "Ah, Licio fulgente,
E mi lascerai su questo colle sola?
Licio, voltati! E un po' di pietà mostra."

.....
He did; not with cold wonder fearingly,
But Orpheus-like at an Eurydice;
For so delicious were the words she sung,
It seem'd he had lov'd them a whole summer long:
.....
"Leave thee alone! Look back! Ah, Goddess, see
Whether my eyes can ever turn from thee!"
.....
Lycius to all made eloquent reply,
Marrying to every word a twinborn sigh;
And last, pointing to Corinth, ask'd her sweet,
If 'twas too far that night for her soft feet.
The way was short, for Lamia's eagerness
Made, by a spell, the triple league decrease
To a few paces; not all surmised
By blinded Lycius, so in her comprised.
They pass'd the city gates, he knew not how
So noiseless, and he never thought to know.

.....
Egli lo fece; non con fredda meraviglia di paura
Ma come un Orfeo ad una Euridice;
Poichè così deliziose eran le sue parole,
Che sembrava ch'egli da tutta l'estate le adorasse:
.....
"Lasciarti sola! Voltati indietro! Ah, Dio, vedi
Come i miei occhi non possono distogliersi da te!"
.....
Licio rispose risposta chiara,
Sposando ad ogni parola sospiro doppio;
Ed alla fine, indicando Corinto, alla sua bella chiese,
Se fosse troppo lontana per i suoi dolci piedi.
La via fu breve, poichè l'ardore di Lamia
Rese, con un prodigio, il lungo cammino
Soltanto pochi passi; di cui non si accorse
Il cieco Licio, solo a lei avvinto.
Essi passarono i cancelli della città, egli non seppe come
Così senza rumore, ed egli mai pensò di sapere.

sabato 16 novembre 2013

Mark Strand, MISTERY AND SOLITUDE IN TOPEKA, dal libro ALMOST INVISIBLE,




Motor Lodge in Topeka ( about 1960)















Mystery and Solitude in Topeka

Afternoon darkens into evening.  A man falls deeper and deeper into the slow spiral of sleep, into the drift of it, the length of it, through what feels like mist, and comes at last to an open door through which he passes without knowing why, then again without knowing why goes to a room where he sits and waits while the room seems to close around him and the dark is darker than any he has known, and he feels something forming within him without being sure what it is, its hold on him growing, as if a story were about to unfold, in which two characters, Pleasure and Pain, commit the same crime, the one that is his, that he will confess to again and again, until it means nothing.



Mistero e solitudine a Topeka

Il pomeriggio si oscura nella sera. Un uomo cade sempre più profondamente nella lenta spirale del sonno, nel suo senso, nella sua durata, attraverso quella che a lui pare una foschia, ed arriva in ultimo ad una porta aperta che oltrepassa senza saper perché, poi ancora senza sapere perché arriva ad una stanza dove siede ed aspetta mentre sembra che la stanza gli si chiuda intorno ed il buio è più buio di quanto abbia mai saputo e sente qualcosa che si forma dentro di lui senza essere sicuro di cosa sia, qualcosa che cresce dentro di lui, come se stesse per rivelarsi un racconto , in cui due personaggi, Piacere e Dolore, commettono lo stesso crimine, il suo, che  continuerà a confessare  ripetutamente , fino a quando non significherà più nulla.

( traduzione Alessandro Panciroli)


Vedi anche il link http://www.leparoleelecose.it

mercoledì 13 novembre 2013

I sat in the sun



I sat in the sun
by Jane Hirshfield

I moved my chair into sun
I sat in the sun
the way hunger is moved when called fasting.

lunedì 11 novembre 2013

THE LAMIA , Part one






John William Waterhouse, 1849-1917, Lamia

Affrontiamo oggi  il testo della canzone dei Genesis “The Lamia”. Essa è tratta dal concept-album “The lamb lies down on Broadway” del 1974.
Il testo è straordinario (come, del resto, tutti i testi dei Genesis). Ma, a differenza dei testi di molte altre loro canzoni, molto criptici, questo è di più facile comprensione e porta facilmente i lettori ad immedesimarsi nelle vicende di Rael, il protagonista della storia raccontata nel disco.
Questi sono gli anni in cui i gruppi rock non si limitavano a scrivere canzoni, ma componevano delle vere e proprie opere rock che raccontavano una storia o che, comunque, avevano un minimo comune denominatore.
“The lamb lies down on Broadway” (E l’agnello si sdraia su Broadway) narra le vicende di Rael, delinquente e stupratore che, al pari di Alice, si ritrova catapultato in una dimensione parallela dove fa incontri inusitati e dove vive avventure oniriche e straordinarie.
Uno degli incontri che Rael fa è proprio quello con le Lamia.
Ma prima di presentarvi il testo tradotto della canzone voglio darvi alcune notizie su queste creature, tramite la connessione con la poesia. Infatti io stessa non sapevo che il poeta inglese John Keats (1795-1821) avesse scritto un poema intitolato “Lamia”.
Egli lo scrisse nel 1819, subito dopo il suo più brillante e prolifico periodo durante il quale egli scrisse “La belle dame sans merci”, e le sue Odi alla Malinconia, alla Indolenza, ad un’ Urna Greca e ad un Usignolo e prima del suo poema più famoso che è “Ode all’Autunno”.
“Lamia” racconta di come il dio Ermes oda di una ninfa che pare essere la più bella di tutte le ninfe.
Egli parte, così, alla sua ricerca ma, durante il viaggio, si imbatte, invece, in  Lamia, intrappolata nel corpo di un  serpente. Ella gli fa il dono di rivelare alla sua vista la ninfa, altrimenti invisibile, ed egli, in ricompensa, le restituisce la sua forma umana.
Lamia fugge alla ricerca di un giovane di Corinto, Licio, mentre Ermes e la ninfa fuggono nel fitto dei boschi.
La fine non voglio dirvela altrimenti si perde la sorpresa!

Eccovi alcuni  passi tratti dal poema di Keats e da me tradotti. Notate la rima baciata lungo tutto il poema che è stato scritto nell' "heroic couplet" che è l'erede inglese del nostro endecasillabo. In poesia abbiamo inventato tutto noi e gli altri ci hanno solo copiato (persino Shakespeare).
C'è un punto ed uno solo in cui non c'è la rima. Non ho capito  se è un errore del testo ricopiato su Internet o se, in quel momento, Keats avesse perso l'ispirazione o avesse avuto una tale brutta notizia da non aver voglia di cercare la rima.
A voi l'ardua sentenza e la ricerca del verso in cui non c'è la rima!

Today I will speak about "The Lamia", a song from Genesis' album "The lamb lies down on Broadway."
The lyrics are extraordinary and suggestive and that is the reason why I decided to publish them. But, before this, I want to tell you that I did not know that John Keats wrote a poem entitled "Lamia".
It tells the story of Hermes, who is in love with an invisible nymph who lives in Crete and of Lamia who is a lovely woman trapped in the form of a serpent.
Here are some parts of the poem I have translated in Italian.
You will read, obviously, the part in English.  Note, please, the rhymes in the poem and its rhythm (it is the so called "heroic couplet").

.…. Hermes
From high Olympus had he stolen light,
On this side of Jove’s cloud, to escape the sight
Of his great summoner, and made retreat
Into a forest on the shores of Crete.
For somewhere in that sacred island dwelt
A nymph, to whom all hoofed Satyrs knelt;
At whose white feet the languid Tritons poured
Pearls, while on land they wither’d and adored.

..Ermes
Dall’alto Olimpo si era ritirato,
Su questo lato del nembo di Giove, per fuggire alla vista
Del suo grande inquisitore, e ritirarsi
In una foresta sulle spiagge di Creta.
Poiché in qualche dove sulla sacra isola viveva
Una ninfa, a cui tutti gli ungulati Satiri si inchinavano;
Ai cui eburnei piedi i languidi Tritoni deponevano
Perle, mentre sulla terra essi deperivano e la adoravano.


.....
From vale to vale, from wood to wood, he flew,
Breathing upon the flowers his passion new,
And wound with many a river to its head,
To find where this sweet nymph prepar’d her secret bed:
In vain; the sweet nymph might nowhere be found,
And so he rested, on the lonely ground,
Pensive, and full of painful jealousies
Of the Wood-Gods, and even the very trees.

Di valle in valle, di bosco in bosco, egli volò,
Soffiando sui fiori la sua passione,
Sorvolando molti fiumi fino alla sorgente,
Per trovare dove la dolce ninfa preparasse il suo segreto letto:
Invano; la dolce ninfa non fu mai trovata,
Così egli restò fermo, sul suolo solitario,
Pensoso, e pieno di dolorosa gelosia

Per gli Dèi dei Boschi e persino per gli alberi stessi.

The God, dove-footed, glided silently
…..
Until he found a palpitating snake,
Bright, and cirque-couchant in a dusky brake,
She was a Gordian shape of dazzling hue,
Vermilion-spotted, golden, green and blue;
Striped like a zebra, freckled like a pard,
Eyed like a peacock, and all crimson barr’d;


Il Dio, con ali di colomba alato, avanzò in silenzio
…..
Finchè trovò un serpente palpitante,
Luminoso, avvitato su se stesso in un bosco oscuro,
In forma di nodo di abbagliante colore,
A macchie vermiglie, d’oro, verdi e blu;
A strisce come zebra, di leopardo macchiato,
Con gli occhi del pavone e tutto di carminio acceso;

“Thou smooth-lipp’d serpent, surely high inspired!
……
Telling me only where my nymph is fled.”
…..
“Too frail of heart! For this lost nymph of thine,
Free as the air, invisible, she strays
About these thornless wilds; her pleasant days
She tastes unsee; unseen her nimble feet
Leave traces in the grass and flowers sweet;
And by my power is her beauty veil’d
To keep it unaffronted, unassail’d,
By the love-glances of unlovely eyes,
Of Satyrs, Fauns, and blear’d Silenus’ sighs.”
…..
“Thou shalt behold her, Hermes, thou alone,
If thou wilt, as thou swearest, grant my boon!”
…..
“I was a woman, let me have once more
A woman’s shape, and charming as before.
I love a youth of Corinth – O the bliss!
Give me my woman’s form, and place me where he is.
Stoop, Hermes, let me breath upon thy brow,
And thou shalt see thy sweet nymph even now.”

Tu serpente dalle soavi parole, sei di certo ispirato!
…..
Dimmi, ti prego, dove la mia ninfa è fuggita.”
…..
“Troppo fragile di cuore! Poichè questa tua ninfa,
Libera come l’aria, invisibile, si aggira
Tra queste macchie senza spine; i suoi dolci giorni
Ella gode non vista; non visti i suoi lesti piedi
Lasciano tracce sull’erba e sui dolci fiori;
E dal mio potere velata è la sua bellezza
Per renderla invisibile
Agli sguardi d’amore di ripugnanti occhi,
Di Satiri, di Fauni, e dai sospiri lascivi di Sileno.”
……
“Tu la scorgerai, Ermes, tu soltanto,
Se, come giuri, salvezza mi assicuri!”
……
Io ero una donna, lascia che io di nuovo abbia
Le forme di una donna, e bella come allora.
Io amo un giovane corinzio – Oh me beata!
Rendimi una donna e lasciami dove è lui.
Chinati, Ermes, lascia che io soffi sui tuoi occhi,
Così vedrai la tua dolce ninfa proprio ora.”