giovedì 5 luglio 2012

COSI' FINISCE IL CANTO GENERAL DI PABLO NERUDA


E qui finisco (1949)


Qui termina questo Libro. Esso è nato
dall'ira come una brace, come i territori
di boschi incendiati, e io desidero
che continui come un albero rosso
a propagare il suo limpido incendio.
Eppure non solo ira nei suoi rami
trovasti: le sue radici dolore
non soltanto cercarono ma forza,
e forza io sono di pietra pensosa,
allegria di mani insieme allacciate.


Infine, sono libero entro gli esseri.


E tra gli esseri, come l'aria vivo,
e dalla solitudine assediata
esco verso il folto delle battaglie,
libero chè nella mia è la tua mano,
a conquistare gioie indomabili.


       Comune libro d'uomo, pane aperto
       è questa geografia del mio canto,
       e una comunità di contadini
       una volta raccoglierà il suo fuoco
       e seminerà le fiamme e le foglie
       ancora nella nave della terra.


E ancora nascerà questa parola,
forse in altro tempo senza dolori,
senza le impure fibre che appesero
nere vegetazioni sul mio canto,
e di nuovo arderà nell'alto spazio
il mio cuore stellato e incandescente.
Così finisce questo Libro, e qui
lascio il mio Canto generale scritto
nella persecuzione, sotto le ali
clandestine della patria cantando.
Oggi 5 febbraio, in quest'anno
Millenovecentoquarantanove,
qui in Cile, a "Godomar de Chena",
alcuni mesi prima di compire
i quarantacinque anni di mia età.










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